L’Ici e la Chiesa

Pagare sì, ma pagare tutti

di Alessandro Nucara*

Il 12 ottobre 2010, dopo circa quattro anni e mezzo di denunce, memorie, ricorsi al Tribunale UE, la Commissione europea ha avviato un’indagine formale su eventuali aiuti di Stato illegali concessi agli enti religiosi (e alle ONLUS). Si tratta dell’esenzione dal pagamento dell’ICI relativa agli immobili da essi adibiti ad uso totalmente o parzialmente commerciale. Tralasceremo in questa sede di trattare uno degli altri aiuti illegali oggetto di denuncia, e cioè l’esenzione parziale dal pagamento dell’IRES (per il quale la Commissione ha avviato una procedura di indagine parzialmente diversa e senza ufficiale coinvolgimento di terzi interessati), per concentrarci sull’esenzione ICI.

Nel periodo di grave difficoltà economico-finanziaria in cui versa il Paese, parte del mondo politico-mediatico sembra essersi improvvisamente ricordata della c.d. esenzione ICI. Tuttavia è da ben più di un anno che il drappello di "mazziniani radicali" (come ci definì Curzio Maltese in uno dei suoi articoli ai tempi delle denunce originarie) ha ottenuto una prima vittoria: quella di convincere la Commissione europea ad avviare un’istruttoria sulla questione.

"Se davvero vogliamo migliorare la manovra economica in un’ottica di maggiore equità e giustizia sociale, abbiamo il dovere di superare tutte quelle forme di iniquità fiscali che oggi possono apparire come privilegi ingiusti e immotivati, soprattutto in un momento così difficile per il paese, in cui si richiedono grandi sacrifici a tutte le cittadine e i cittadini italiani". Leggendo questa dichiarazione dell’on. Concia ci siamo detti che finalmente anche qualcuno esterno alla nostra "nicchia" stava facendo qualcosa. Leggendo meglio, però, abbiamo iniziato ad avere i primi dubbi. Volendo concederle il beneficio del dubbio, siamo andati a leggere il testo della mozione presentata dalla Concia insieme ad altri 19 deputati del Partito Democratico. Ebbene, dopo aver premesso che "i dati disponibili indicano in 50 mila gli immobili di proprietà della Chiesa cattolica, comprendendo sia i luoghi di culto, sia gli immobili adibiti ad attività imprenditoriali lontane dal puro e semplice esercizio di culto" e che "va riconosciuta la delicatissima ed importantissima materia del sostegno alle religioni (…), rispettando profondamente la funzione sociale svolta quotidianamente dalla Chiesa cattolica", si domanda al governo di "determinare il gettito che deriverebbe dalla tassazione del patrimonio immobiliare della Chiesa cattolica, richiedendo il pagamento di una quota pari al 30 per cento del totale del gettito stimato". E allora proprio non si capisce: o l’on. Concia e il PD intendono calcolare il gettito includendo tra gli immobili anche i luoghi di culto e i luoghi in cui si fornisce assistenza, stabilendo poi (non si sa bene in base a quale calcolo) che gli immobili adibiti ad uso commerciale rappresentino il 30% del totale, oppure siamo di fronte all’ennesimo raggiro dell’elettorato. Tertium non datur. Temiamo, purtroppo, si tratti di un tentativo piuttosto blando di far pagare qualcosa (il 30%) e non tutto quanto sarebbe dovuto. Il perché ci sfugge.

D’altra parte, se le motivazioni dei firmatari della mozione di oggi fossero genuine, c’è da chiedersi dove fosse il PD o perché votò contro quando, nel 2006 e nel 2007, gli emendamenti volti a eliminare questo privilegio trovarono il sostegno esclusivamente dell’allora Rosa nel Pugno e dei Repubblicani.

Ciò che già è stato denunciato ed è oggetto delle indagini della Commissione europea sono i privilegi fiscali relativi alle attività commerciali svolte dagli enti religiosi e dalle ONLUS. Se vi sono delle attività commerciali è giusto che siano sottoposte alle stesse norme valevoli per gli altri operatori concorrenti: il diritto comunitario esige l’applicazione della normativa in materia di concorrenza a tutti coloro che esercitano attività economica, indipendentemente dalla loro natura giuridica.

Il Sottosegretario Catricalà ha dichiarato, in una nota trasmissione televisiva, che il Governo "non aveva pensato" alla questione dell’esenzione ICI per gli immobili di proprietà della Chiesa. Abbiamo la più profonda stima dell’attuale Presidente del Consiglio e riponiamo piena fiducia nel ministro agli Affari europei. Ci attendiamo perciò che lo stesso rigore con il quale, da Commissario alla concorrenza, ha fatto rispettare la normativa in materia di aiuti di Stato, guidi Mario Monti anche nell’eliminazione di quel che sembra esserne una delle violazioni più palesi e inaccettabili.

*Avvocato, esperto in Diritto della Concorrenza